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Renato Pareti

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Diario 2008

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Gennaio 2008: Intervista della giornalista e poetessa Ornella Quaglia (Libertà-PC)
Ho recentemente intervistato Renato Pareti per conoscere meglio un artista dai molteplici volti e dalle infinite sfaccettature.
Un uomo senza dubbio realizzato, ma che probabilmente avrà anche qualche sassolino nelle scarpe.
Bene gli chiedo allora di toglierselo, parlando apertamente e sinceramente di se stesso, della sua vita, del suo lavoro, dei suoi colleghi, della musica di ieri e di oggi e poi… anche di molto altro.
In quella che vuole essere un’intervista varia, ma non troppo tecnica, che possa essere gradevole a tutti, anche a chi della musica, conosce soltanto il gran piacere d’ascoltarla.

Signor Renato Pareti innanzi tutto le vorrei chiedere come è iniziata questa sua carriera di paroliere di compositore e molto altro….
[Renato:] più che di carriera parlerei di scelta di vita; non sempre le due cose coincidono. La musica è nata con me il 21 luglio 1947 e ne ho avuto sentore intorno ai 4 anni. Papà, ex organista in giovane età, mi regalò una piccola fisarmonica a 8 bassi per Natale. La presi in braccio e, con sommo stupore di tutti, mi misi a suonare le melodie che andavano di moda in quel momento; una su tutte “Marinerito” , portata al successo da Claudio Villa. Ho iniziato a comporre da allora.

Cos’è che inizialmente la ha spinta verso questo mondo artistico?
[Renato:] La voglia di uscire dal grigio delle ringhiere, da una tromba di scale sempre buia, da un solaio che mi faceva paura, dalla fatica dei miei genitori ad arrivare alla fine del mese col loro scarno stipendio, dalla solitudine di tutti i giorni in casa a parlar da solo, dal freddo di due locali mal riscaldati da una stufa a carbone.

Il suo esordio iniziale ritiene sia stato difficile?
[Renato:] Da un punto di vista dei risultati, no. Infatti la mia prima canzone pubblicata su disco fu un grande successo. Se la ricorda Donna Felicità? Mentre per quel che riguarda la decisione d’intraprendere la scelta di vivere di musica, molto. I miei genitori erano assolutamente contrari. Ho conseguito un diploma per fare un piacere a loro, ma quello che studiavo con grande difficoltà, non mi piaceva proprio. Avevo sempre in mente qualche melodia e la voglia di farla conoscere agli altri.

Quando è stato il momento della sua svolta, ossia quando la sua vita è cambiata perché pervasa da questo fuoco creativo?
[Renato:] Lavoravo alla Rizzoli Editore e un giorno scoprii che una canzone mia che avevo mandato in giro era arrivata al primo posto nelle classifiche di vendita. Non ero ancora iscritto alla Siae per cui non potei reclamare la paternità, ma mi bastò sapere che una mia musica aveva conquistato la vetta delle vendite. Così mi licenziai e cominciai a girovagare tra le varie Edizioni musicali che c’erano in Galleria del Corso a Milano. Fui assunto dalle Edizioni Warner Chappell e l’anno dopo ero in cima alla Hit Parade con Donna Felicità.

Una curiosità potrebbe essere conoscere come nasce una sua composizione?
EE da quali ispirazioni sortisce?
[Renato:] Non ho mai deciso quando far nascere una mia composizione, perché è sempre avvenuto il contrario e cioè una composizione nasceva dentro di me, mio malgrado. Me ne accorgevo quando mi ritrovavo a canticchiare ripetutamente ed inconsciamente qualcosa che non avevo mai sentito. Ecco così nasceva e nasce una mia canzone, senza nessuna fatica: lascio fare alla musica che mi ama dal primo giorno di vita. Sinceramente non so che cosa la fa nascere; a differenza di molti, succede in momenti di gioia o di serenità. Quando sono triste, e mi capita spesso, non succede proprio un bel niente.

Come le nasce dentro una canzone? Di solito inizia dal testo oppure dalla melodia?
[Renato:] In tutti e due i modi, indistintamente. Sempre però col metodo spiegato alla precedente domanda.

Per tante sue bellissime canzoni, ad esempio per “Parlami ancora”, in quel caso specifico, com’è nata la scintilla creativa?
[Renato:] Un giorno mi sono ritrovato in bocca questa frase:”in questo mondo, così buttato all’aria, cosa mi rimane?” e da questa frase è nata tutta la canzone in poco più di dieci minuti.

Pareti, lei nella sua carriera ha conosciuto e frequentato molti personaggi del mondo della canzone, con questi “grandi” della musica, come Roberto Vecchioni, ma anche con molti altri, che tipo di rapporto a stabilito?
[Renato:] Principalmente di lavoro, a parte Roberto Vecchioni, col quale ho avuto cinque anni di amicizia intensa.

Con chi di loro ha lavorato meglio?
[Renato:] Con Roberto, perché ci univa un’intesa molto forte sin che ha funzionato. Poi le strade si sono separate (e ancora oggi non ne conosco il motivo) e ho continuato da solo: all by myself, come la canzone di Eric Carmen.

Con chi o per chi, pensa di aver creato le canzoni migliori della sua carriera?
[Renato:] naturalmente per me stesso! Io non ho problemi di essere una saponetta da vendere, per cui quello che viene va sempre bene. Per questo non ho mai fatto un gran successo come cantautore, ma chi se ne frega! Io sono io e non posso essere quello che vogliono gli altri o un sistema tritacarne. Con gli altri è sempre più difficile; ci sono di mezzo i target, i progetti, i fans, le caratteristiche vocali, il sound etc. Tutti paletti all’immediatezza!

Quali sono stati secondo lei gli anni più significativi della sua carriera?
[Renato:] Gli anni settanta, anni in cui la musica ha toccato delle vette mai più sfiorate. C’erano i Beatles, I Rolling, I Bee Gees, la West Coast, Barry White, Elton John, Stewie Wonder, tutti alla massima Potenza!

Quello della musica che mondo è? Esiste la stessa gelosia/invidia che c’è tra gli attori?
[Renato:] Probabilmente sì, ma non nel mio caso, data la scarsità di successo personale come cantautore. Quando non dai fastidio, non t’invidia nessuno. Anche questo è un risultato fantastico! Come autore, qualche invidia l’ho sentita, ma me ne sono infischiato altamente.

Lei che non sembra tanto conformista, in sintesi che tipo è, ma soprattutto è sempre se stesso o talvolta è un po’ personaggio?
[Renato:] Vede, è difficile non essere se stessi quando si riceve da Dio un regalo come quello della musica. Ogni giorno lo ringrazio per questo dono che mi ha portato sull’Everest senza esserci mai stato o nei bassifondi del cuore. Sono un uomo e basta. Un personaggio che cos’è? Un coglione che si atteggia per la popolarità che gli dà uno strumento stupido come la televisione? Se è così, non sono un personaggio.

Esulando dall’artista, come uomo ritiene di avere più rimpianti o più rimorsi?
[Renato:] Rimorsi! Avrei dovuto fare molto di più di quello che ho fatto. Vede, chi è privilegiato da un simile dono come quello della musica, (e non riesco a scinderlo dall’essere uomo) deve anche sentire maggiormente la responsabilità verso il prossimo. Impiegare il proprio talento per aiutare chi ne ha bisogno, siano essi i bimbi dell’Africa, gli ammalati terminali, o quelli dimenticati negli ospizi, i cani abbandonati o chi soffre per qualsiasi patologia compresa la depressione, deve essere un obbligo. Con questo non voglio dire di non esserci stato tutte le volte che mi chiamavano, ma avrei potuto fare di più.

E invece come artista ha dei rimpianti? E qualche rimorso?
[Renato:] No! Né rimpianti, né rimorsi. E’ andata bene così.

Quello dei compositori e cantautori nello specifico è un mondo a se stante o anche in questo caso dipende da persona a persona.br / Ha trovato anche in quel mondo che per noi è di - eletti e di poeti - delle persone senza spessore alcuno? E comunque da non prendere in considerazione?
[Renato:] Certo che ne ho trovate di persone così, ma anche nella vita di tutti i giorni. Così come ho trovato delle persone oneste. Vede, l’artista dovrebbe essere né più e né meno dello stradino o del panettiere. E’ il sistema che lo enfatizza e ne fa quasi un eroe. Ed è un grande sbaglio. Perché tra gli stradini o i panettieri esistono degli eroi veri di cui nessuno parla.

Pareti tornando al passato, quali sono stati gli anni che ricorda con piacere per qualche accadimento specifico del suo mondo d’artista o anche personale?
[Renato:] Beh, gli anni più belli sono stati quelli in cui passavo le vacanze estive a Vicosoprano. Belli perché con niente avevo tutto. Oggi con tanto, a volte mi sembra di non avere niente. E quando nacque mia figlia, dopo tanti tentativi dolorosi e finiti male. Come “artista” il momento più forte è stato quando ho vinto come compositore a Sanremo con la canzone “Bella da morire”; non tanto per la vittoria in sé, ma per avere dimostrato a papà che non avevo sbagliato strada dopo avere lasciato il mio impiego alla Rizzoli.

Facendo un paragone tra quegli anni ed oggi, come vede attualmente il mondo musicale?
[Renato:] Malissimo! Ci sono ormai solo tre multinazionali che non hanno nemmeno il tempo di ascoltare le canzoni. Tutto è diventato marketing e, sinceramente, la nostra identità sta finendo nel dimenticatoio. I network non rischiano nulla e trasmettono solo sul sicuro. Non c ‘è spazio per la sperimentazione e i cantanti mi sembrano quasi tutti uguali.

Oggi fare buona musica è più facile o più difficile?
[Renato:] Fare buona musica per sé è sempre facile, ma farla per le strutture ed il sistema è quasi impossibile. Non ti ascoltano! Del resto … chi ha più tempo di ascoltare qualcuno con la frenesia che ci possiede da mane a sera? E’ un mondo che scoppia! Numeri sfiatati che non sanno dove andare a rifugiare il cuore …

Oggi secondo lei è più facile o più difficile, ad esempio per un giovane farsi conoscere e poter accedere presso le case discografiche?
[Renato:] Molto, ma molto più difficile! Oggi cantano tutti, compongono tutti, sono artisti tutti, purché riescano a strappare qualche passaggio televisivo. L’inflazione, in qualsiasi campo non ha mai portato risultati eccelsi …!

Tra i cantanti, compositori, cantautori di oggi cosa ne pensa? br / CC’è qualcuno che ha notato, perché particolarmente dotato?
[Renato:] Giorgia è un talento stratosferico, malgrado le sue paure che sento, ma che difficilmente traspaiono e Tiziano Ferro ha fatto delle buone canzoni “di moda”.

Se un giovane le dovesse chiedere come fare ad intraprendere una carriera come la sua, cosa gli direbbe e soprattutto lo smonterebbe o lo spingerebbe sicuramente a realizzare la sua ispirazione?
[Renato:] Gli direi: se vuoi fare successo, costruisci mattoni se usano quelli per fare le case. Se invece vuoi essere te stesso, infischiatene dei mattoni e se ti viene una bella pietra, siine fiero.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa di certe vetrine musicali, ad esempio di Sanremo, secondo lei, ha rappresentato un tempo la musica italiana?
[Renato:] Un tempo ormai lontano, sì. Oggi rappresenta solo le multinazionali.

Ancora oggi pensa che sia di qualche validità per fare conoscere la musica italiana nel mondo?
[Renato:] Beh .. direi che gli esempi di musica esportata all’estero, vedi Ramazzotti, Zucchero, Nek, Pausini , Bocelli e tanta dance ci devono far riflettere sul fatto di pensare in modo più globale, anche se personalmente sono contrario ad ogni forma di globalizzazione. Voglio altresì far notare che certe canzoni italiane sono scoppiate nel mondo senza alcun progetto globale. Questo per ribadire il fatto che la musica deve essere libertà a prescindere da tutto. Le cose, se devono succedere succedono lo stesso, senza marketing o convogliamenti globali. Il bello della musica è proprio il fatto che essendo un linguaggio globale di per sé, non sai mai se finirà sul mappamondo o morirà nella tua cantina, assieme a quel vecchio trenino che non corre più.

Infine complimentandomi con lei per questo suo interessante lavoro le chiedo se c’è qualcosa che avrebbe voluto dire e che non le ho chiesto. Se è così lo dica pure tranquillamente.
[Renato:] Direi che la ringrazio per avermi dato la possibilità di parlare e di essere ascoltato … almeno da lei.

Gennaio 2008: da myspace.com
Basta con le solite parole, parole, parole su Sanremo e su questo festival falso e polemico che scontenta gli eliminati ed esalta i selezionati. Una parola agli eliminati: non avete perso niente...!!! Una parola ai selezionati: non vi servirà a niente, come a niente è servito a chi vi ha partecipato negli ultimi anni. Le canzoni non "restano" più e gli "artisti" scompaiono nel quasi nulla nel giro di pochi mesi. Bisogna reimpostare i files, bisogna ridefinire i ruoli, bisogna fare in modo che i cantanti non diventino anche autori delle canzoni che cantano, bisogna che i discografici (categoria in estinzione) riprendino un minimo di potere decisionale nei confronti di questi artistucoli che all'infuori di 3/4 casi particolari non varcano il confine nazionale e nemmeno quello regionale se non nelle feste di piazza estive. Anche quest'anno Sanremo non produrrà altro che effimere illusioni perchè manca la professionalità di una volta, mancano le persone che sapevano imporre il loro mestiere, manca la separazione dei ruoli. Nel calderone del pressapochismo finiranno voci, note, parole e progetti, così come è successo negli ultimi anni. La discografia è in crisi?! Non si vendono più dischi?! I diritti d'autore scemano?! Di chi è la colpa? In primo luogo, sicuramente della qualità scadente delle canzoni e dei progetti. A ognuno il proprio mestiere...!! Meglio non esserci che essere in mezzo al nulla (consolazione degli esclusi)...!! Vi ricordate i primi tre classificati dell'ultimo festival e di quello precedente...?! Vi ricordate la melodia e le parole delle canzoni classificate ai primi tre posti....?! Sono sicuro di no!!! Vi ricordate la canzone "Uomini soli" dei Pooh del 1990?! Vi ricordate "Ti lascerò" del 1989 o "Perdere l'amore" del 1988?! Sono sicuro di si... Sveglia Baudo!!! Guarda a chi sa scrivere canzoni, non a chi fa finta di saperlo fare...!! Ho già le palle d'oca (mi si accapponano le palle...) al pensiero di ascoltare le canzoni del Festival 2008...

Fabrizio Berlincioni

parole sante, caro Fabrizio, parole sante!
Viva la musica! Quella che abbiamo sudato per tutta la vita, che ci ha fatto piangere, ridere, diventare grandi e ritornare i bambini di sempre. Abbasso i progetti, il marketing, la globalizzazione, l'estinzione delle identità.
All'interno di queste invincibili fibre ottiche, a differenza dei nuovi, abbiamo almeno dei ricordi incancellabili. La musica di oggi segue la fretta di ogni cosa e non accetta respiri, fermate, riflessioni. E' una musica a scadenza programmata. Per un po' ha preso in giro anche me, illudendomi che se il mondo cambia, per restarci dentro occorre cambiare. Ma non è così! Occorre fermarci ed aspettare, facendo qualsiasi altra cosa, ma mantenere intatta la capacità di provare e trasmettere emozioni. Quando il mondo sarà stanco di tg sponsorizzati dalle pompe funebri e da spettacoli tenuti in piedi dai culi e dalle tette delle vallette di turno, forse ci sarà ancora bisogno di toccarsi, di abbracciarsi e di parlarsi, come se non ci fossimo mai visti. Solo allora, una nostra bella canzone farà da cornice al ritorno della SIGNORA.
Ma forse non sarà più così e allora, tra vent'anni, che lettere ci scriveremo?
Un abbraccio!
Renato

Febbraio 2008
Dopo 3 mesi di hit parade, ai primi posti di vendita, "Canzoni nel tempo", la straordinariaFiorella Mannoia - Canzoni nel tempo raccolta di Fiorella Mannoia che contiene anche la mia "Come si cambia" si è aggiudicata il doppio disco di platino. Complimenti Fiorella e grazie!br / Malgrado questo risultato gli editori, in genere, continuano a vivere di ricordi non facendo nulla per rinverdire i cataloghi che fruttano nel tempo, senza che essi facciano alcun investimento. E pensare che, se salvano i loro bilanci, è proprio grazie alla nostalgia della bella musica la quale invoglia la gente a comperare ancora i dischi, pur essendo trascorsi decenni.

Marzo 2008:
Finalmente, un po' di presente!
A noi compositori che in passato abbiamo composto delle canzoni che sono rimaste nel tempo, non capita quasi mai che qualche editore o discografico di adesso ci chieda composizioni per le uscite di turno.
Ti bruciaOgni artista ha il suo team che si arrangia da solo, privilegiando spesso pezzi mediocri per guadagnare su tutto. Quando succede che invii ad un concorso una nuova canzone e te la prendono inserendola in un progetto importante, non sai se urlare al miracolo o al culo, dimenticandoti che, comunque, sei sempre quello che ha scritto successi nelClassifica tempo.
Sì perché la meritocrazia non va di pari passo con nessuna forma di questa globalizzazione di merda e se non me lo ricordo io che sono bravo, di certo non me lo ricorda il sistema discografico. Per questo sono davvero "moltissimo" contento di avere una canzone nell'album TI BRUCIA di AMICI. S'intitola ASSASSINA MIA e la cantano insieme Marco, Pasqualino e Giuseppe.

Settembre 2008: Gran Palio delle regioni
Palio delle regioniOrganizzato, ormai da anni dalle Edizioni Paoline e trasmesso su Telenova, è un altro concorso canoro per bambini che possono cantare anche un po' di canzone nel loro dialetto di origine. E' la prima volta che vi partecipo e mi hanno preso una canzone che ho scritto tanti anni fa col mitico Alberto Testa. S'intitola "La cotta" e le parti cantate in milanese sono irresistibili. Verrà stampata su cd edito dalle Edizioni Paoline.

Novembre 2008: Zecchino d'oro
Dopo tanto tempo che l'Antoniano non mi prendeva canzoni, quest'anno la bella sorpresa di partecipare ancora a questa manifestazione fantastica che è ormai divenuta patrimonio dell'Unesco.
La mia canzone, il cui testo è stato scritto dal bravissimoVittorio Sessa Vitali, s'intitola "Tito e Tato" ed è la storia di due piccoli marziani che vengono a visitare la terra. br / Grande è il loro stupore nell'ammirare le nostre bellezze, ma altrettanto grande è il loro rammarico per il poco rispetto per la natura. Ripartono per Marte, raccomandandoci di fare più attenzione al clima e al verde.
Durante la manifestazione la mia composizione si è aggiudicata lo zecchino dei nonni piazzandosi al primo posto il mercoledi ed è finita terza nel risultato finale. Sono davvero molto contento!

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