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Renato Pareti

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I pollai televisivi

ESSERE NONNO > Articoli 2019 - 1
Mi rendo conto, col passare degli anni, di diventare sempre più suscettibile e insofferente a un sacco di cose. Nel film "La grande bellezza" questo stato di fastidio viene descritto molto bene dal protagonista. Diventare vecchio è anche mandare affa ... tutto quello che non ti sta bene e sentirsi libero di farlo.
Credo che ognuno di noi sia stato, almeno una volta, vicino o dentro ad un pollaio.
All'inizio incuriosiscono i colori variopinti delle galline, del gallo e dei pulcini; il movimento del loro collo, anche il loro parlottare è un risveglio di sapori perduti. Se poi un piccolo o grande evento crea spavento ecco che gli abitanti del pollaio iniziano ad alzare la voce, ad incrociare discorsi fino a produrre un rumore infernale, pressoché insopportabile.
In televisione succede la stessa cosa, ma con le persone, ospiti dei vari talk show. Sono pochissimi i conduttori che riescono a mantenere un po' d'ordine in modo da rendere possibile capire di cosa stiano parlando gli invitati. Man mano che la discussione si accende i toni si alzano e i discorsi si sovrappongono creando una confusione ed un rumore insopportabili.
Magari la puntata poteva anche trattare argomenti interessanti, ma non ci è dato di capire lo svolgimento. Trovo diseducativo, maleducato, irrispettoso verso gli ascoltatori questo modo di fare la televisione. Da quando poi nonno Renato ha superato i 60, quindi già da un po', gli escono dei vaffa furiosi, che prontamente vengono rimproverati da Nicole con un bel "nonno, non si dice!!"
Odio i pollai televisivi e i conduttori che interrompono quello che uno sta dicendo proprio quando, raramente, non si sta sovrapponendo agli altri. E' la nuova televisione, basata su contenitori, dove ci deve stare dentro, stipato, tutto il possibile ed in un tempo breve. Ma non sarebbe meglio approfondire un argomento per volta e sviscerarlo sino alla fine della puntata? Uno potrebbe anche tentare di farsi un'idea personale delle cose, ascoltando la pluralità e invece ti restano dubbi e confusione. Ma forse il sistema vuole proprio questo: la confusione e la relativa rinuncia.
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