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Renato Pareti

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Santo Stefano D' Aveto

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Per qualcuno la Liguria è solo mare. Ed ha ragione, perché i mari sono due: uno è quello azzurro che bagna la costa col continuo fluttuare delle onde, l’altro è quello immenso, verde che sta alle sue spalle, formato da grandi foreste, estese praterie, fiorenti pascoli, alte montagne, freschi ruscelli. In questo mare verde e poco conosciuto, nel profondo entroterra di Chiavari, ai confini con l’Emilia-Romagna, si adagia il territorio di Santo Stefano d’Aveto, da cui emergono gli scogli rocciosi delle montagne più alte dell’Appennino Ligure: il Maggiorasca, il Groppo Rosso, il Penna. Questi monti, che in inverno si trasformano in giganteschi iceberg sulle cui pendici si divertono gli appassionati degli sport invernali, nella bella stagione sono meta di emozionanti escursioni. Sostando sulle loro vette e guardandosi attorno per godere degli sconfinati panorami e degli immensi silenzi, ti sovvengono le rime del Leopardi “…e naufragar m’è dolce in questo mare “Non occorre attendere l’estate per tuffarsi nella natura alla ricerca delle delicate emozioni che la Val d’Aveto dispensa a chi è sensibile alle bellezze della flora e della fauna. Anzi, forse periodo più adatto è proprio il momento magico di transizione tra l’inverno e la primavera quando, dopo
l’apparire dei farfari, addentrandoci nel soffice e umido sottobosco non ancora ombreggiato, possiamo godere della prodigiosa fioritura di anemoni, bucaneve, campanellini, epatiche, crochi, pulmonarie, primule, fior di stecco. E uscendo nei prati possiamo sentire, insieme al profumo delle viole, anche quello degli spinaroli, minuscoli funghi dal sapore soave. E quando m porta la straordinaria fioritura dei ciliegi, sui campi si stende il giallo tappeto dei tarassachi, mentre nei pascoli ti sorprendono le distese bicolori dell’orchidea sambucinaaggio. Poi la stagione continua con la gialla esplosione delle ginestre, dei botton d’oro, dei maggiociondoli, dei ranuncoli, chiazzata qua e là dall’azzurro della genzianella, dal rosso del giglio bulbifero, dal rosa del dianthus superbus, dal porpora del giglio martagone, dal violetto dell’aquilegia. In mezzo a questa natura multicolore guizzano gli scoiattoli, si nascondono le lepri, cacciano le volpi, corrono i cinghiali. Sul tutto vegliano, col loro volo maestoso, i falchi e le aquile reali. Ma la Val d’Aveto non è solo natura. Qui l’uomo ha stabilito i suoi insediamenti fin dai tempi preistorici, cospargendo tutto il territorio di piccoli nuclei abitati e modellando l’aspro terreno di montagna in campi e pascoli per ricavarne un sudato sostentamento. Già nel secondo secolo avanti Cristo si hanno notizie di questi luoghi se è vero, come sembra, che proprio alle pendici del Monte Penna si svolse l’ultima battaglia con cui i Romani domarono l’ultima fiera resistenza dei Liguri. Nel secolo XII l’imperatore Federico Barbarossa conferì il feudo di S. Stefano d’Aveto ai Malaspina, che vi costruirono il poderoso castello, poi passato ai Fieschi e ai Doria, di cui rimangono imponenti ruderi. Ma diverse altre importanti vestigia restano a testimoniare un passato ricco di storia e di cultura: graziose chiesette (tra cui quella romanica di Allegrezze risalente al sec. XI), eleganti campanili, vetusti fortilizi, arditi ponti, vecchi mulini. Particolarmente pregevole dal punto di vista storico e religioso il prezioso quadro di N. S. di Guadalupe dipinto in Messico verso la metà del 1500 e posto sopra l’altare maggiore della parrocchiale del capoluogo. Quassù è possibile praticare una innumerevole varietà di sport. Se siete amanti del trekking potrete avventurarvi nelle meravigliose escursioni che portano sulle vette più alte dell’Appennino Ligure, tra panorami indimenticabili e grandi silenzi. Una serie infinita di sentieri vi indicherà come raggiungere, tra immensi boschi di faggi, l’incombente Groppo Rosso, il meraviglioso Lago Nero, il Maggiorasca, il grande Prato della Cipolla, il Monte Ragola, il monte Penna, l’Aiona, il lago delle Lame. Amate andare a cavallo, praticate l’orienteering o siete appassionati di mountain-bike? Qui c’è tutto l’occorrente per voi. E campi di calcio, tennis, pallavolo, pallacanestro, bocce, sono a disposizione vostra e dei vostri bambini. Distensive passeggiate pianeggianti tra i boschi si stendono ai piedi del Penna, del Tomarlo, o nei pressi dei paesi. L’Aveto e i suoi limpidi affluenti ricchi di trote sono il paradiso dei pescatori. Un servizio di pulmini collega tutte le località. E d’inverno? Non vi bastano gli interminabili itinerari di sci-alpinismo, lo splendido percorso della pista di fondo del Penna, lo skilift per le discese a Pratobello? Allora adesso potete nuovamente sciare sulle piste della Cipolla e del Monte Bue, serviti da nuovi impianti di risalita E’ ora di mangiare… Non si può fare a meno di gustare il formaggio di Santo Stefano, che viene prodotto, oltre che da un caseificio, anche da diverse famiglie di Gavadi, Villaneri, Alpicella, Casafredda, Costapelata, che da secoli con il latte delle loro mucche creano un alimento di assoluta eccellenza, il cui gusto straordinario ed inimitabile lo ha reso famoso tra gli intenditori e i buongustai. I quali però quando arrivano quassù non si accontentano del formaggio ma apprezzano particolarmente anche il gusto del sarazzu (ricotta stagionata), delle patate di montagna, dello squisito miele, dei funghi profumati, dei frutti di bosco, delle mitiche torte dolci, dei canestrelli inimitabili e di una focaccia che da sola merita il viaggio. Nei numerosi ristoranti non accontentatevi dei soliti piatti, ma chiedete, anzi “pretendete” i prodotti locali: i salumi saporiti, i crosetti al sugo, la polenta coi funghi, la carne del nostro bestiame, la capra in umido, la torta di patate, quella di cavoli, la baciocca, u bunettu, la pinolata. Il vino no: quello locale non esiste. Ma tutti gli esercizi hanno un valido assortimento di buone etichette, specialmente piacentine. Buon appetito! (Comune di Santo Stefano)

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